bdsm
Nelle mani del loro Signore
di MasterClis
20.05.2023 |
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"Presi il contenitore del lubrificante e feci cadere molte gocce di liquido viscoso tra la fessura dei glutei di Sabrina, chiedendo l’aiuto a Sonia perché le..."
Era una notte fredda nella periferia di Milano, e due sagome imbacuccate bussarono alla porta del seminterrato di un’apparente anonima villetta.Ad aprire la porta, venne il guardiano delle anime, così chiamato per il suo compito di identificare le persone che chiedevano di poter accedere al Dungeon privato.
“Buonasera”, dicono le due donne con una voce appena percettibile, “siamo Sonia e Sabrina per il nostro Signore”.
Il guardiano le guarda con severità e risponde: “siete attese”.
Entrarono attraversando l’anticamera d’ingresso e videro, sulla loro destra, delle scale estremamente buie ma decorate con ghirlande di luci rosse a delineare il cammino da seguire.
Alla sommità delle scale c’era un'altra piccola stanza che introduceva al vero e proprio "Dungeon”, un locale di una quarantina di metri quadri. Tutto era studiato e costruito con colori ben delineati rossi e neri.
La moquette era di color rosso acceso ed i muri decorati con inserti di pelle nera; al centro troneggiava un enorme letto rotondo, al cui fianco si stagliava un’altalena a forma di fionda, ed accanto una specie di "sedile da sculacciata" in pelle nera.
Appena più in la, una cassapanca con bracciali e cavigliere rivestita di pelle rossa e nera, una gabbia in acciaio e, per completare l’arredamento, una croce di Sant’Andrea fissata al muro, con lacci già predisposti a diverse altezze oltre a diversi specchi.
In un angolo del dungeon, si trovava un tavolo da ginecologo con delle aste in acciaio che sospendevano delle sacche per enormi clisteri, alcune trasparenti e altre colorate. Su di uno scaffale, erano in bella mostra, almeno una dozzina tra schizzetti, perette e pere enormi.
“Svestitevi ed indossate gli abiti che il vostro Padrone vi ha ordinato di portare”, disse una bella donna inguainata totalmente in una tuta di pelle nera, con un’aria molto severa.
Una volta pronte, le due donne si recarono agli angoli opposti della sala, con il viso rivolto verso il muro e fissando il pavimento. Era quasi impossibile per entrambe muovere un piede. Le istruzioni che avevano ricevuto dovevano essere seguite nei minimi dettagli:
“1h30 prima del mio arrivo, farete una doccia. Procederete con la depilazione delle ascelle, delle gambe ma anche della vostra intimità. Dovrete essere impeccabili.
Avrete un trucco leggero, le labbra di un rosso intenso. Indosserete una camicetta, una semplice gonna corta e calze autoreggenti.
La biancheria intima è vietata.
Nel vostro ano, avrete avuto cura di introdurre delicatamente un piccolo plug con una coda di volpe.
Una volta pronte, vi troverete in piedi, con le gambe leggermente divaricate e negli angoli della stanza, con la faccia rivolta verso il muro ed in silenzio.”
Con la mano sulla maniglia, feci un quarto di giro ed entrai nella stanza. Ero felicissimo che entrambe avessero seguito le mie istruzioni. In un angolo misi le mie borse di oggetti personali per la lunga seduta. Mi tolsi il cappotto e lo appesi all'attaccapanni.
Sabrina e Sonia erano bloccate dall’emozione ma, allo stesso tempo, i brividi solcavano ad ognuna lo stomaco e la schiena. Si sentivano così vulnerabili così fragili.
Sabrina, aveva ben stretto il suo CB sul pisello castrato dall’oggetto, mentre Sonia, si sentiva bagnata tra le labbra della sua vulva, impossibilitata a chiudere le gambe come da ordini del suo Signore.
Con calma e con controllo presi dalla prima borsa la frusta corta, il gatto, lo strap, il paddle ed un insieme di giocattoli intimi che avevo portato per l’occasione, e li disposi ordinatamente sul tavolo.
Aprii la seconda borsa dalla quale tolsi e misi in bella vista due perette a schizzetto del 16, due pere con cannula vaginale del 14 e due enormi del 20. Poi appoggiai sul tavolo anche due borse che potevano contenere fino a 4 litri ed i loro lunghi tubi che terminavano con delle cannule rigide.
Quello che mi piaceva di più, era la tensione palpabile che si era instaurata nella stanza ed i tremori provocati al pensiero di quello che avrebbero subito da li a poco.
Disposi tutti gli oggetti in un ordine molto specifico.
Mi avvicinai prima a Sabrina e poi a Sonia e chiesi loro di donarmi il loro voto di sottomissione.
Entrambe, come richiesto, avevano un collare nuovo che tenevano in bocca, sollevai per prima la testa di Sabrina con l'indice sotto il mento, stringendole il CB con la mia mano e con voce suadente, ma molto ferma, le chiesi di darmi il collare e di esprimermi il suo voto di sottomissione.
I suoi occhi bassi cercavano disperatamente di guardarmi, ma sapeva di non poter infrangere le regole senza il mio permesso verbale. Con voce appena udibile, Sabrina fece il suo voto e solo in quel momento le cinsi il collo del simbolo dalla sua sottomissione.
Andai nell’altro angolo della stanza, dove mi attendeva Sonia. Con lo stesso gesto sollevai il volto di Sonia e prendendo tra le mani le quattro mollette che abbracciavano le labbra della sua vulva le chiesi di darmi il suo collare e di esprimere il suo voto giurandolo nello stesso modo di Sabrina. Una volta ottenuto anche il suo voto e cinto il suo collo, iniziai la seduta.
Con la frusta in mano, iniziai a farla scivolare sul corpo di Sonia, dai suoi seni alla sua intimità, scorrendo verso la parte bassa della schiena per poi farla risalire fino al collo.
Questa prova mise Sonia in uno stato come di folgorazione. Si stava mordendo le labbra. Volevo vederla, sentirla, sapevo come giocare con il suo corpo senza dire una parola, le bendai gli occhi.
Era mia. In un momento Sonia seppe che sarebbe divenuta la mia prigioniera e che avrei potuto abusare come meglio credevo di lei.
Misi la frusta su un mobile a pochi metri da lei, tornai da Sonia, le girai intorno due volte, facendole scorrere le mani sul seno, sullo stomaco, sulla schiena e mi posizionai di fronte a lei. Mi piaceva particolarmente questo momento, quello in cui l'avrai spogliata completamente, lasciandola solamente con le autoreggenti.
Le sbottonai, uno alla volta, i bottoni della camicetta, ma iniziando dall'ultimo solo per farle apprezzare il suo lato perverso. I suoi seni erano sporgenti e quando furono finalmente allo scoperto le tolsi la camicetta.
Ero orgoglioso del modo in cui l'avevo fatto ma avevo ancora la gonna da toglierle, non immediatamente, non troppo velocemente.
Sempre con la mano sollevai questo pezzo di stoffa e non potei fare a meno di accarezzarle la parte superiore delle gambe, muovendomi allo stesso tempo su nel suo inguine e sfiorandole le labbra quasi chiuse. Quindi feci un'inversione a U e mi fermai di fronte a quella schiena nuda. Il mio respiro vagava dietro il suo collo.
Con la mano le sollevai la gonna e le feci scivolare le dita sulle gambe, salendo fino al suo ano. Con voce ferma ma rassicurante, le chiesi di sporgersi in avanti.
Quindi presi in mano la testa del plug e lo rimossi con infinita delicatezza per non ferirla. Sonia emise un gemito di piacere.
Con la mano abbassai la cerniera della gonna che finalmente le cadde ai piedi; poi la condussi alla poltrona che stava nella stanza. In piedi ed eretta, le ordinai di piegarsi a 90 gradi e di appoggiare le mani sulla spalliera della poltrona…
Chiamai Sabrina al mio fianco e le chiesi di tenere ben strette le mani di Sonia perché non tentasse di portarle a difesa del suo sedere.
Presi il gatto e iniziai a scaldarle le sue natiche aumentando con intensità graduale.
Sonia aveva memorizzato la “parola di stop” nel caso il dolore fosse diventato troppo intenso. Sentiva i colpi a martello che aumentavano di intensità, ma questo calore le dava piacere.
Con le mie dita controllavo l’umidità della sua vagina, entrando nella sua vulva ed uscendo per poi bagnarle il forellino e penetrarlo con le dita.
Felice di tutto questo, Sonia restò a pancia in giù sulla poltrona aspettando con trepidazione i colpi successivi.
Mi fermai, andai al tavolo e presi una bellissima pera da 750 ml, che nel frattempo Sabrina aveva riempito sotto mio ordine di camomilla calda e profumata. Sonia non riusciva nemmeno a immaginare per un secondo cosa stessi facendo per lei.
Feci scorrere le dita lungo la sua spina dorsale iniziando dal collo per raggiungere il suo ano ed accarezzarlo delicatamente.
Con discrezione, afferrai la piccola scatola contenente tre morbide supposte di glicerina e presi anche il tubetto di gel lubrificante che avevo avuto cura di tenere a portata di mano.
Con la mano afferrai le supposte ed iniziai a farle penetrare nel suo ano, una alla volta. Sonia si agitava, ma aveva l'ordine di non muoversi. Il mio piacere era anche quello di fargliele schizzare fuori dall'ano e rimetterle da capo vedendo il suo buchetto espandersi attorno ad esse, per poi spingerle in profondità dentro di lei e non esitare a tenere in lei il mio dito medio garante di una buona penetrazione.
Sonia respirava con affanno, sapevo che le piaceva ed anche lei lo sapeva, ma in quel momento non poteva ammetterlo.
Svitai lentamente il tappo dal tubo del lubrificante.
Con la mano, le allargai le natiche e lasciai cadere alcune gocce sulla sua fessura anale.
Con il dito medio feci penetrare questo gel oleoso nel suo ano, sentendo di nuovo un gemito strozzato. Potei vedere il suo piacere apparire come delle gocce di rugiada sulle labbra della sua vagina.
Quindi afferrai il gel, lo versai di nuovo sull'orifizio e un secondo dito entrò nel suo ano.
Lentamente ripresi l'operazione introduttiva perché la volevo flessibile, elastica, morbida e pronta a ricevere la cannula della sua prima pera della seduta.
I suoi gemiti divennero sempre più forti mentre assaporava il piacere che le stavo dando.
A un certo punto ritirai le dita e le infilai il beccuccio della pera.
Sonia emise un grido soffocato. Le ordinai di non muoversi, e chiesi a Sabrina di tenere ben salda la sua presa ed avvisai Sonia che, in caso contrario, sarei stato costretto a bloccarla mettendole le polsiere e le cavigliere con delle barre dilatatorie e legandole le mani alle caviglie.
Sonia capì immediatamente cosa sarebbe successo: stava per ricevere il suo primo clistere della seduta.
Sapevo però che avrebbe avuto bisogno di una certa mobilità per essere in grado di liberarsi, il più rapidamente possibile, quando avessi finito con lei.
Mentre premevo la pera, Sonia sentì che la camomilla calda le invadeva la pancia. Provava una certa vergogna, sapevo che era in preda al panico e mentre il liquido la riempiva, non esitavo a controllarle lo stomaco o ad accarezzarle il clitoride inserendole persino una, due, tre dita nella sua vagina. Così parallelamente controllavo che continuasse a bagnarsi. Poiché la pera era quasi vuota, la estrassi lentamente dall'ano.
Ordinai a Sonia di non muoversi ma anche di evitare che il liquido le fuoriuscisse.
Andai a prendere la seconda pera che era già pronta ed ancora calda, pensando che per il primo clistere della seduta fossero sufficienti 1,5 litri.
Di nuovo e dopo aver ricoperto la punta con il gel, inserii la cannula nella sua apertura.
Malvagio ricominciai il mio giochino, continuando il tormento, mentre l’azione della camomilla permise alle supposte di sciogliersi e di funzionare da frizzante voglia di espellere.
Quando fui arrivato alla fine della seconda pera, estrassi la cannula lentamente in modo che Sonia non iniziasse a svuotarsi senza controllo.
Con la mano le inserii il lungo plug anale che avevo preparato, munito di una pompetta che spremetti per ben 8 volte. Sadico come non mai, aiutai Sonia ad alzarsi e la portai in bagno.
Sonia non sapeva più cosa pensare: chi sgonfierà questo tappo e lo rimuoverà? Lo lascerà o no, mi lascerà sola o starà di fronte a me guardandomi mentre mi svuoto?
Sonia era in panico.
Tutto nella sua testa era confuso. Che cosa era più importante adesso?
Il sollievo liberatorio o la ritenuta incontrollabile?
Sapeva che sarebbe stata educata in quel modo, per liberarla dai suoi tabù e dalle sue paure nascoste. Nella seduta avrebbe dovuto fare pipì davanti a me e io l’avrei guardata nel farlo.
Oggi era iniziata la sua prima sessione educativa.
Con grande dolcezza la feci sedere sul water. Sgonfiai il suo plug e l'ho estrassi dall'ano.
Misi le mie mani sul suo viso terrorizzato. L'acqua iniziò a fuoriuscire dal suo ano con scrosci potenti. La pressione nello stomaco stava iniziando a diminuire.
Con la mia mano, tolsi la benda che le copriva gli occhi e le ordinai di guardarmi. Le accarezzai gentilmente le guance per rassicurarla, consolarla.
Soddisfatto del mio primo gioco, uscii dal bagno ed andai verso Sabrina che mi aspettava fremente.
Chiesi a Sabrina di mettersi in ginocchio e di darmi il suo tergo. Con un’azione dolce ma decisa iniziai un massaggio con il gatto che la fece gemere e sculettare.
I colpi diventarono sempre più intensi ed il corpo di Sabrina cominciò a tremare percorso dal dolore ed allo stesso momento, dal piacere. Presi un plug nero dalla mia valigia e con un colpo secco lo introdussi nella sua vagina anale che lo assorbì di un sol colpo.
Dopo 10 minuti Sonia riapparve dal bagno e mentre Sabrina si rialzava e si metteva in posizione supina sul letto, con un gesto di affetto e stima mi abbracciò e mi baciò profondamente. Quello era il suo modo di ringraziarmi per questo inizio tumultuoso ma estremamente eccitante.
Le permisi di sedersi ai miei piedi, le chiesi di restituire l’aiuto tenendo saldamente le gambe di Sabrina, ricordandole di allargare le gambe mentre lo faceva.
Sabrina aspettava il suo turno di coccole. Presi il suo CB ormai gonfio e straripante, liberai il suo Clito e prendendo una frusta corta cominciai ad accarezzarlo con dolcezza.
Ben presto le carezze divennero più intense con l’intento di ridurre la sua turgidità ed il suo Clito cominciò a scendere sotto i colpi della frusta.
Cosa potrebbe esserci di più gustoso di un in Clito infiammato ed una figa aperta davanti agli occhi?
Quando il massaggio al Clito di Sabrina finì, il suo piacere o la sua tortura di felicità erano tutt'altro che finite.
Partimmo per un secondo round per entrambe.
Mentre Sabrina sbolliva il calore del suo Clito infiammato, ordinai a Sonia di alzarsi e di mettersi per traverso sulle mie gambe.
Con la mia mano potente, iniziai a sculacciarle delicatamente le natiche di Sonia, alternando la destra e la sinistra.
Prima di ogni nuovo livello di intensità le infilavo un dito nella sua vagina fradicia di umori ed un altro nel suo ano ormai pulito.
Quando il colore rosso delle sue natiche fu di mio gradimento, le ordinai di alzarsi.
Sonia si alzò. Le ordinai di sdraiarsi accanto a Sabrina, sulla sua schiena ed allargare le gambe e sollevarle. Presi il gel che versai generosamente sulla sua vagina questa volta aperta e sul suo ano.
Presi due dildi; Iniziai a dilatarle l’ano ed il primo dildo, il più sottile dei due, lentamente si insinuò in lei, penetrandola profondamente.
Presi allora il secondo dildo più grande in modo che anche la sua vagina fosse piena.
Con la mia mano potevo giocare con loro e con le dita dell'altra mano farle vibrare il clitoride. I suoi gemiti si trasformarono in un gemito unico e gutturale.
Sonia decollò lentamente.
Le tolsi i due dildo e le inserii dolcemente la mia mano nella vagina. Le versai nuovamente il gel nella fessura e sulla mia mano che ma penetrava.
Dito dopo dito, iniziai ad invadere la sua vagina, a dilatarla, a cercarla. Dovevo arrivare a realizzare la parte più difficile, ma non impossibile, Il passaggio della mia mano.
Con pochi gesti, la mano entrò perché ben lubrificata. La mia mano intera stava massaggiando l'interno del suo ventre. Sonia si agitava, impazzendo, con questa folle voglia di venire.
Ad un certo punto arrivò il suo primo orgasmo seguito da un secondo ed un terzo. Era decollata verso la luna. Un grande getto uscì dalla sua vagina ed un liquido simile allo sperma colò dal suo ano.
Era venuta ancora ed ancora ed ancora. Le mie dita si stavano agitando in una marea di umori. Allora decisi di ricominciare a sollecitarla e lei venne per l’ennesima volta, schizzando. Di colpo mi fermai, era distrutta dal piacere. Ritirai la mano, la sollevai e la presi tra le braccia per rassicurarla, per calmarla.
Con l’altra mano la accarezzai, le misi una coperta. Lacrime di felicità e di piacere le scesero lungo le guance.
Fu necessaria mezz'ora per riportare Sonia sulla terra. Le feci bere del succo di frutta, mangiare uno spuntino, per poi rimetterla in piedi mentre continuavo a baciarla.
Una volta che questa tensione si fu abbassata di qualche grado, le ordinai di sbottonarmi la camicia nera e togliermi i pantaloni.
Poi le ordinai di accompagnare Sabrina davanti a me e di metterla a quattro zampe per succhiare l’intimità del mio corpo. Sonia non amava troppo farlo, per sue vecchie vicissitudini…
La bocca di Sabrina dolce ed avida, me lo fece diventare rapidamente rigido. Lo infilò profondamente in bocca. Stringendole la nuca, affondai nella sua gola accarezzandole l'ugola. Le tolsi il fiato. Stava sbavando.
La scopai in bocca ancora ed ancora. Ma dovevo giocare ancora a lungo, così presi Sabrina la misi supina, le infilai due cuscini sotto la pancia e la preparai per le mie due gemelle, due belle pere del 20 da 1250 ml.
Messa Sabrina in quella posizione, lo spettacolo fu assicurato. Il suo buchetto si stagliava tra le natiche pulsanti e richiedenti il dolore.
Decisi di legarle i polsi e le caviglie agli angoli del letto.
Ordinai a Sonia di tirare bene le braccia mentre io legavo le gambe.
In meno di un minuto Sabrina era bloccata e impossibilitata a muoversi.
Presi il contenitore del lubrificante e feci cadere molte gocce di liquido viscoso tra la fessura dei glutei di Sabrina, chiedendo l’aiuto a Sonia perché le allargasse al massimo. Una volta liberato il buchetto, cominciai un massaggio superficiale con il polpastrello della mia mano sul muscolo esterno del suo sfintere. Di tanto in tanto la penetravo con la prima falange del dito medio per poi uscire in modo repentino e continuare il massaggio esterno.
Sabrina mugolava dal piacere. Poi con un movimento deciso e energico la penetrai nel profondo del suo culetto. Sabrina lanciò un grido tra la gioia e il dolore. Estrassi il dito e glielo feci leccare, come fosse un lecca-lecca.
Presi la prima pera con la grossa cannula vaginale bianca che troneggiava sul tavolino, pronta per essere usata.
Appoggiai la sua punta con dolcezza e, penetrando il suo buchino, cominciai un leggero avanti ed indietro mentre rilasciavo piccole quantità di liquido caldo che colpivano le pareti della sua ampolla rettale. Continuai il lungo massaggio mentre la pera si stava svuotando lentamente.
I primi crampi arrivarono nella pancia di Sabrina, che cominciò a contorcersi per il dolore. Partirono due sonore sberle sulle sue chiappe che divennero subito di un color rosa purpureo. Svuotata la prima pera del 20, presi la seconda e senza ascoltare le implorazioni di Sabrina la introdussi in un sol colpo nel suo spasimante forellino.
Le contrazioni si accelerarono man mano che il liquido della seconda pera si faceva spazio nella pancia di Sabrina. Ormai Sabrina era fuori controllo e cercava in tutti i modi di liberarsi. Partirono una serie di sculacciate molto forti che fermarono i suoi movimenti. Facendo attenzione, tolsi la seconda pera dal suo buchetto, infilando d’un colpo un grosso plug nero gonfiabile, più lungo e grosso di quello utilizzato per Sonia.
Gonfiai almeno otto volte il plug con la pompetta collegata. Sicuramente Sabrina aveva il suo retto enormemente dilatato, ma almeno non c’erano dei rischi di fuoriuscite non volute.
La sua pancia era gonfia e tondeggiante nonostante fosse appoggiata sui cuscini.
Per aiutare Sabrina a concentrarsi sulla sua ritenzione, presi il gatto con le code lunghe e cominciai con forza a colpire le sue natiche che subito reagirono contraendosi.
Il risultato fu immediato. Ad ogni colpo Sabrina inarcava i reni sollevando all’indietro la sua testa pur restando legata saldamente ai quattro angoli del letto.
I colpi piovevano come in un temporale che solo Sabrina sentiva sulla sua pelle.
Il sudore cominciava a scorrere a rivoli sulla sua schiena, ed il colore dei suoi glutei ormai era al massimo della colorazione purpurea. Quasi in ultimo disperato gesto, Sabrina chiese pietà, che concessi fermandomi dal servizio che le stavo erogando.
Chiesi a Sonia di slegare la braccia di Sabrina mentre io le slegavo le caviglie. In quel preciso momento, sollevammo Sabrina dalla sua posizione distesa e vedemmo la sagoma del suo ventre che sembrava quella di una donna incinta al settimo mese.
Decisi di farla svuotare davanti a noi in un secchio di plastica che avevo preparato, proprio per quell’uso. Mentre Sonia la teneva per le braccia per non farla cadere, tolsi il tappo a Sabrina che, in un attimo, schizzò tutto il contenuto del suo ventre con un urlo di sollievo e disperazione, per lo spettacolo umiliante che stava donando.
Ci vollero quasi 10 minuti per liberarsi dall’invadente liquido. Dieci lunghi minuti che servirono a me per preparare il seguito della seduta.
Segue….
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